Dal riconoscimento di una personalità elettronica all’introduzione di un’imposta sul reddito figurativo delle macchine.
Si ipotizza che già nel prossimo decennio l’utilizzo di robot potrebbe portare ad una drammatica riduzione della forza lavoro in diversi settori di produzione e dei servizi.
La quarta rivoluzione industriale, secondo alcuni, si tradurrà in una perdita netta di posti di lavoro, per altri, in una possibile emersione di nuove opportunità di lavoro .
Uno studio ha rilevato che nei Paesi OCSE il 14% dei posti di lavoro rischia di essere completamente automatizzato nel prossimo futuro e un altro 32% continua a correre un rischio considerevole di automatizzazione. Dal punto di vista fiscale, si verificherebbe una riduzione dell’imposizione sui redditi da lavoro , mentre, sull’altro versante, un incremento dei costi per la riqualificazione del personale e delle indennità di disoccupazione.
In seguito al riconoscimento della capacità fiscale dei robot, si potrebbero prendere in considerazione vari tipi di imposte. Per quanto riguarda l’imposta sul reddito, si potrebbe riconoscere una potestà impositiva sull’uso dei robot e imporre l’imposta sullo stipendio figurativo o sul reddito derivante dalle attività dei robot. Logicamente, potrebbero essere prese in considerazione altre imposte, tra cui l’Iva sui robot, ad esempio. I robot possono infatti, tra gli altri, vendere beni o fornire servizi. Di conseguenza, sia l’imposta sul reddito che l’Iva potrebbero essere utilizzate per finanziare l’ulteriore necessità di compensare la perdita di posti di lavoro o, in alternativa, per finanziare misure volte a fornire assistenza tecnica ai lavoratori disoccupati affinché possano trovare un nuovo lavoro.
Tuttavia, nonostante numerose altre proposte per una tassazione sui robot, poche di queste includono spiegazioni su come introdurre ed amministrare tale imposta. Una sfida pratica che comporterebbe un aumento di oneri ed adempimenti amministrativi.
Forse si potrebbe risolvere affidando il compito ad un “robot”…..
